Giacomo Chiudina
Il Kolo (Canti del popolo Slavo)
Il Kolo è una danza nazionale, che danzasi nelle occasioni di matrimonio, e in quelle di grande solennità, quando due si affiatellano elettivamente, ed in particolare nelle fiere.
Esso tiensi in mezzo al villaggio, o presso la chiesa. V' ha de' Kolo diversi, ma i più perfetti sono quelli, che si tengono alla fiera. I nostri villici, recandosi alla fiera, portano seco loro la merenda. Mangiato appena, un garzone, il meglio vestito e benvisto, s'alza, e seco prende una fanciulla, si porta con lei sul luogo della danza, e grida: venga al Kolo, chi è pel Kolo. Poi se ne riuniscono a dieci, a venti, a trenta, e più.
Tutti giovani, fanciulle, donne giovani, ed uomini giovani di fresco sposati, e talvolta anche persone mature vi prendono parte. E i maschi prendare le femmine per la cintura, e le femmine i maschi pel cinto, mettersi in cerchio, badando che vi sia un ordine, e poi gittarsi nella danza.
Nel Kolo tiensi un movimento circolare da destra a manca, e un movimento retrogrado da manca a destra.
I danzatori tengono incrociate le braccia in varia maniera, ed ora le hanno sciolte e pendenti.
Incominciano la saltazione a passi misurati, muovendo con dignitoso e grave incesso, poi cou giuoco uniforme e concorde menano la danza, cangiandone forma ad ogni istante, or convertendosi in ellissi ed ora in forma della lettera S, e in ci consiste la bravura de' capi—Kolo.
La gioventù de' villici è agilissima. L' agilità consiste nel saper correre con maggior velocità, e nella destrezza di chi salta di più da un luogo all' altro.
Nel mezzo del Kolo alle volte due si prendono, e soli danzano scherzando gaiamente.
Una grande moltitudine di persone sta mirando dove i danzatori gareggiano nel superarsi.
Chi suona le pive; chi canta hi suono della gusla; gli uni cioncano vino, e menano festa, altri canta a sola voce.
Vi si scorge ovunque baldoria e festa.
I canti più ordinarî, che sogliono accompagnare il Kolo, sono:
Skoči kolo da skočimo
(Danza il Kolo, che danziamo)
Oj maleno, za maleno
(Oh piccolo, pel piccolo)
Odi u Kolo, dušo moja
(Vieni nel Kolo, anima mia.)
Un fascino irresistibile spiega la danzatrice nel Kolo. Ne citeremo un esempio.
Il giovinetto Radoica, fatto cattivo con altri dodici prodi nelle carceri di Zadar (Zara), pensa come liberar sè e i suoi compagni. E' si finge morto. L' agà ordina sia seppellito, ma noi permette sua moglie (1' aginica) , che dice: non è morto, ma se ne tace: accendetegli del fuoco sul petto, forse l'Aiduko ne avrà paura.
Ma il giovinetto ha un cuore eroico, e non si mosse.
L' aginica lo sottopone a nuove torture, gli fa mettere nel seno una serpe riscaldata al sole.
Ma anche questo sopport pazientemente il giovinetto.
Veggendo 1' aginica di non poter nulla ottenere, raccoglie il Kolo di fanciulle, e nel Kolo danza la bella e vezzosa Hajkuna. Questa conluce il Kolo verso il prigioniero, e sopra vi passa danzando. Era dessa la più alta e più vaga di tutte le figlie di Zadar; la collana d'oro, pendendo dal suo collo, le risuona ad ogni piè sospinto.
Il giovinetto Radoica fu sorpreso ed affascinato dalla costei bellezza, la guarda coli' occhio sinistro e col mustacchio destro le sorride.
Quando ciò vide, la bella Hajkuna lascia cadere il fazzoletto di seta, e copre il giovane fino agli occhi, affinchò le fanciulle danzatrici non ne veggano il sorriso. Poi diceva a suo padre: babbo mio, non commettere peccato, ma si porti il cattivo a seppellire.
La moglie dell'agà parla: or via non seppellite quel tristo, ma gittatelo nel profondo mare, affinchè i pesci si satollino delle belle sue carni.
Lo piglia 1' aginica, e gittalo nel profondo mare.
Ma Radoica era meraviglioso nuotatore, e nuotò a lungo; poi, venuto alle sponde del mare, grida: deh! estraetemi dall' unghie i chiodi. Si asside quindi ed incrociate le gambe, estrasse venti chiodi e li ripose nel seno.
Venuta la scura notte, e' si reca alla corte di Bekiz-Agà, si ferma un po' sotto le finestre; poi gli riesce di tagliare la testa all' Agà, di prendere la di lui moglie, e si leva dal seno i chiodi, li conficca sotto le unghie di lei, ond' ella sappia qual sia il tormento de' chiodi.
Morta 1' aginica, Radoica prende ‘a fanciulla Hajkuna. Oh Hajkuna, cuore del mio petto, dammi le chiavi della carcere, che io liberi i miei dodici compagni. Gli diede essa le chiavi, e gli aperse lo scrigno de' ducati. Egli ne divise 1' oro fra' suoi compagni, poi prese seco la bella Hajkuna, la condusse nella Serbia, e nella bianca chiesa la fe' sua sposa.
Canti del popolo Slavo tradotti in versi italiani con illustrazioni sulla letteratura e sui costumi slavi per Giacomo Chiudina , Volume Primo, Firenze, Coi Tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana , 1878, pp. 69-72.
Датум последње измене: 2008-06-02 22:54:10