Giacomo Chiudina

La gusla, la tambura e le diple (Canti del popolo Slavo)

 

La gusla è uno strumento musicale, amato assai dai popoli slavi meridionali; è di un solo bischero, e d'una sola corda, fatta di velli cavallini non intrecciati, ed è ricercata dappertutto.

Pochi sono fra i nostri villici, che sappiano suonare a perfezione questo strumento musicale, con cui si pretende di muovere qualunque affetto, a guisa degli antichi greci.

Se v' ha qualche distinto suonatore di gusla, egli è ascoltato con sommo silenzio ed attenzione. E quando sono raccolti parecchi intorno ad uno di codesti cantori, bello è il vedere le meraviglie, le approvazioni, i visacci che fanno, essendo tutti orecchio, e pendendo a bocca aperta da quelle labbra.

Sulla gusla accompagnano il canto, e specialmente le canzoni eroiche costumano suonarle nei dì solenni, nelle serotine adunanze invernali, od anche nelle sagre, e circostanze solenni.

La gusla si fa di legno di quercia, o di pino, o di gelso, o di acero.

Quelle di acero si ponno riguardare per vere gusle, mentre le vecchie canzoni ricordano le gusle di acero− gusle javorove; dal che si può dedurre che le gusle si faceano di acero da tempo antico.

Nella Slavonia i guslari, o suonatori di gusla, si chiamano ciechi (sljepci), essendo più di sovente ciechi accattoni.

Ritiensi da' meglio versati in cose slave che i guslari, a guisa de' menestrelli, trovatori, e cantambanco erano i guidatori de' popoli, de' quali le corti slave non solo non aveano cura, ma li odiavano, e ne aveano paura.

Quando adunque i guslari aizzavano il popolo e lo accendevano per azioni non buone de' reggenti, allora essi li pigliavano, e ben di spesso li accecavano.

Gli amici però de' cantori ne scioglievano le catene, oppure il reggente stesso lasciava 1' accecato alla propria casa, perchè fosse di spauracchio, ed. il popolo allora si recava da lui, come da un martire della libertìi.

E questa il popolo ha più tardi saputo sì ben custodire che sentiva imperioso bisogno di soccorrere ed ascoltare qualunque guslaro, ia che egli fosse o no perseguitato, ed anche al dì d' oggi, appena il ravvisa, gli si raccoglie d' attorno, e gli offre di buon grado qualche presente.

Le gusle antiche vengono custodite dal popolo con grande venerazione, e non si vendono per alcun prezzo. Come tali si considerano quelle che sono adorne di vari simboli, di segni antichi, e di eccellenti lavori, a guisa di diplomi, coi quali viene dimostrato per siffatto modo la nobile stirpe del suo proprietario.

Le gusle dell' epoca più recente non sono con tant' arte fatte, e non hanno quegli ornamenti preziosi, come le gusle vecchie, ma sono la maggior parte semplicissime e povere.

Il popolo fa le gusle nella stessa guisa che prepara le armi.

In ogni villaggio v' ha persone, che sanno preparare degli istrumenti da suono.

Nella Bačka (Serbia) alle fiere si tiene mercato di gusle. Se ne vendono a fior. 4 circa, per le migliori suole pagarsi dagli 8 ai 10 fiorini. Ma la maggior parte vendonsi per la Serbia, pel Sirmio e per la Bosnia.

Nell' Ercegovina, nel Sirmio e fra gli altri popoli jugoslavi si trovano delle gusle piccole, quasi in ogni casa; giovani, vecchi, maschi e femmine ed anche fanciulli suonano la gusla.

Esse sono fedele simbolo della speranza, verso cui si manifesta ogni allegrezza ed ogni affanno.

Senza i dolci suoni della gusla non può esservi alcun festivo avvenimento

In una parola la gusla accompagna lo slavo dalla culla alla tomba.

Il popolo ricorda moltissimo la gusla nei canti nazionali, e 1' apostrofa al principio ed al termine del canto.

Anche i poeti jugoslavi che comprendono il popolo, e si attengono a lui, leggendone le tradizioni, pensano soddisfàre a questo desiderio popolare. Così fanno gi' illustri Mažuranić nel Čengić— Aga, Gundulić nell'Osmanide, Petrović Njeguš nella ghirlanda della montagna, e Giovanni Gjorgjevć nell' allegoria Markova Sablja (la spada di Marco).

V' ha eziandio canzoni nelle opere de' poeti Kačić, Preradović, Tèrnski, Kukuliević, Vrazović, Subotić , Markovićević, e di vari altri, nelle quali, a guisa della greca lira slava, si fa menzione della gusla.

Il suono della gusla è molle, ed elegiaco, a simiglianza del suono della viola, ma non è così forte, come questo.

La gusla eziandio viene accompagnata dal violino nelle canzoni degli eroi, e de' mendici.

Alle volte il guslaro va fautasticaudo sul suo strumento anche senza cauto.

Narra il distinto scrittore della gusla, Fr. Kuhać di avere inteso che il vecchio principe serbo Mi1oš, e l'insigne cantore del Gorski Vijenac, Vladika del Montenero, Petrović Njegus, erano valenti suonatori di gusla.

Nell' opera polacca Sviatova roskoš, stampata nel 1624, narra un anonimo scrittore, che i Serbi cantori andavano viaggiando per la Polonia, e per le città polacche cantavano le gesta dei guerrieri croati e polacchi.

Anche il nostro vecchio poeta Andrea Kačić (nato nel 1690) sapeva ben stonar la gusla, e nei suoi viaggi sempre la portava seco.

Viene lodato qual distinto suonatore della gusla anche il padre Pietro Kadčić Peko, che soggiornava a Macarsca.

Era famoso suonatore di gusla, ne' suoi giorni, Francesco Stefanac, dal quale ebbe molte canzoni Luca Jlić, scrittore dei costumi slavoni, stampate a Zagabria nel 1846.

Giova notare che ne' paesi jugoslavi v' avea scuole di musica e canto, nelle quali s' istruivano uomini, giovani e adulti, e specialmente quelli che non erano pe' lavori agricoli.

Narra il sullodato Kuhać, che nell' Albania v' era una simile scuola di canto e musica.

Durante il dominio de' Turchi furono abolite siffatte scuole; tuttavia, ad onta del divieto turco e dell'organizzazione tedesca de' confini militari, fino al 1780 si conservò questa scuola a Jreg nel Sirmio. Essendovi però fra gli scolari anche dei ciechi, aggiunsero alla detta scuola di canto di Jreg, 1' appellativo di Accademia de'ciechi.

Si dice che siffatta scuola esisteva anche nella Boemia. La società de' letterati, che vi fiorì coll'incominciare del XV.° secolo, sembra almeno che ne fosse alquanto simigliante. I letterati formarono realmente un corpo musicale, i membri del quale dovevano nelle festività ecclesiastiche far mostra e cantare, alla presenza del popolo, delle arie di canzoni sacre. Questa società avea speciali diritti e privilegi, ed era nella musica pel canto ecclesiastico quello che presso i tedeschi era la società meistersänger, e presso gli slavi meridionali le scuole di canto.

Oltre la gusla havvi eziandio la tambura, ch' è una specie di mandolino, e pel numero delle corde metalliche, e pel modo di suonarla.

Sogliono usare la tambura per accompagnamento del canto. Essa è lo strumento fra i jugoslavi il più nobile di tutti, e il più ricercato.

Vi sono le diple, costrutte d' un otre, alla cui estremità sta attaccato un beccuccio di canna, e due tibbie con buchi.

Soffiandosi per la canna, si gonfia 1' otre, indi comprimesi fra il braccio e le costole, e il soffio riesce per le tibbie, sui buchi delle quali scorrono le dita del suonatore.

 

Canti del popolo Slavo tradotti in versi italiani con illustrazioni sulla letteratura e sui costumi slavi per Giacomo Chiudina , Volume Primo, Firenze, Coi Tipi di M. Cellini e C. alla Galileiana , 1878, pp. 75-80.

На Растку објављено: 2008-06-03
Датум последње измене: 2008-06-03 19:43:23
 

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