Simeone Gliubich

Una gentile poetessa Fiora Zuzzeri

 

Nacque circa l’anno 1555 in Ragusa, da famiglia bossinese, scesa in Ragusa sul finire del 1300, ove ebbe in pertinenza il villaggio di Samandria ed il titolo ducale, e nel 1430 la cittadinanza ragusea. Legata in nodo d’amicizia con Nicoletta Resti, Giulia e Speranza Bona e Maria Gondola, gentildonne di gran fama a quei tempi, fin dalla prima età si sentì inclinata al bello, il che la traeva al poetare e all’apprendere. Trapiantatosi suo padre Francesco in Ancona per oggetti di traffico, seco condusse Fiora, ove essa conobbe Bartolomeo Pescioni, ricco gentiluomo fiorentino, per cui maritossi ai 14 marzo dell’a. 1577. A Firenze, Corte di quel tempo la più ricca e la più civilizzata, conobbe Fiora varî degl’immortali poeti italiani, e tanto le piacque il loro idioma, che non solo cominciò a poetare nella lingua illirica, ma eziandio nell’italiana, dettando specialmente sonetti, che la levavano in fama per tutta l’Italia. La casa di lei divenne in breve tempo convegno dei cultori d’ogni scienza, nè solo italiani ma ragusei pure, come Domenico Ragnina, Domenico Slatarich e l’immortale Giovanni Gondola, oltre a molti altri, i quali tutti le tessono nelle loro opere elogi non perituri. Però ai suoi tempi succedevano a Firenze meravigliosi e terribili fatti non solo nella città, ma nella corte stessa granducale, per cui Fiora si sentì commossa vivamente. In qualità di ricca gentildonna e scrittrice frequentava la corte del Duca, e s’era affezionata particolarmente alle infelici persone; perciò più fiate sentiva le catastrofi infelici che di tratto in tratto succedevansi in quella corte. E quando perdè in Firenze l’amato consorte, maggiormente s’annodava a questa città; ma tra breve morte colse lei pure nella verd’età d’anni 45 verso il 1600. Domenico Slatarich rimastole tra gli amici il più attaccato, cercò conforto al dolore con una poesia, che trovasi tra le altre sue manoscritte, e che è vivo testimonio delle molte e svariate virtù che adornavano l’animo di Fiora. I componimenti di lei tanto lodati, non videro la luce fino ad ora, forse come molti altri manoscritti illirici giacciono polverosi in qualche angolo di Ragusa, Firenze od Ancona. Gioverebbe dissotterrarli!

Francesco, fratello di Fiora, cappuccino, fu chiaro scrittore ed oratore.

Simeone Gliubich, Una gentile poetessa Fiora Zuzzeri, in:I grandi dalmati nel solco di Roma, Venezia: Soc. Acc. Zanetti Editrice, 1938, pp. 48-49.

На Растку објављено: 2008-07-02
Датум последње измене: 2008-07-02 13:14:36
 

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