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Željko Đurić

Giordano Bruno nella cultura serba: scritti e destini

Giordano Bruno comincio` a vivere nella cultura serba piu` di cento anni fa, comincio`a vivere e a condividerne le sorti e le metaforfosi a seconda delle circostanze storiche e sociali. I testi che presenteremo, scritti da autori piu` o meno importanti, possiamo dividerli in due gruppi; nel primo, piu` numeroso, ci sono i testi che si contraddistingono da un carattere prevelentemente divulgativo, volto a diffondere informazioni e nozioni di quel grande della cultura italiana; nel secondo, molto meno numeroso, troviamo le indagini approfondite che mirano ad illuminare i singoli aspetti della filosofia del Bruno. In entrambi i casi, come vedremo, quelli testi portano le impronte non solo degli orizzonti spirituali e ideologici dei loro autori, ma anche della loro personalita`. Solo negli anni recenti si arriva alle traduzioni delle opere bruniane che le rendono accessibili al pubblico piu` largo.

Nel lontano 1889, nella rivista il cui titolare era Jovan Jovanovi} Zmaj, uno dei piu’ rinomati poeti del romanticismo serbo, e che usciva a Novi Sad sotto il nome di Acero (Javor), comparvero, uno dopo l’altro, due contributi dedicati al Bruno; tutti e due direttamente ispirati dall’innalzamento del monumento a Giordano Bruno in Campo di fiori che, a sua volta era il risultato finale della forte identificazione del Risorgimento italiano e del giovane stato italiano con il destino e con l’opera del Bruno investiti di una ricca simbologia nazionale e spirituale. L’autore del primo testo e’ Marko Car, un intellettuale molto importante all’epoca, noto soprattutto per aver segutio con passione le vicende della cultura e della leetteratura italiana. Nel testo, preceduto da alcuni versi tratti dalla Divina commedia, Car racconta ai lettori la vita e la morte del Bruno; si sofferma anche sulla sua filosofia dicendo che il Bruno "andrebbe considerato un precursore della filosofia moderna" e citando in seguito i nomi dei grandi filosofi che, per certi aspetti, potevano essere i suoi seguaci: Gallileo, Leibniz, Spinoza, Schelling, Hegel.

Il secondo contributo, nella stessa rivista e nello stesso anno, e’ niente di meno che un poema dedicato al Bruno; scritto in ottonari rimati in modo asimetrico. Il poema presenta alcuni caratteri significativi: un forte contrasto tra l’onnipresenza terrificante del clero (dei gesuiti in particolare) da una parte, e lo spirito del Cristianesimo delle origini dall’altra; tra le lunghe dimore bruniane all’estero e la sua brama di tornare in patria ("Venne l’ora per quel martire di tornare alla sua terra nativa"). La fine del poema menziona specificatamente il monumento del Campo di fiori, "il monumento di tutto il mondo", dice il poeta, con cui a Giordano Bruno viene restituita la sua "gloria eterna".

All’occasione del terzo centenario dalla morte del Bruno comparve un altro testo dedicato al Nostro; questa volta nella rivista Branko che portava il nome di un altro grande poeta del romanticismo serbo, quello di Branko Radi~evi}. Sul Bruno vi possiamo leggere un vero e proprio testo letterario, un racconto fatto degli episodi piu’ drammatici della sua vita, in particolare quelli del rogo, e arricchito dall’immaginazione dell’autore; alla fine del racconto descrive in breve il pensiero del Bruno e cita alcune edizioni recenti delle sue opere: di quelle in latino nella edizione napoletana del 1880 e del 1886, e di quelle in italiano nella edizione fiorentina del 1891.

II

Un’atra ondata, per dire cosi’, di interesse per la figura e per l’opera di Giordano Bruno la registriamo negli anni venti del nostro secolo.

In una rivista femminile, Movimento femminile appunto, che usciva a Belgrado tra le due guerre, apparve nel 1923 la foto di una giovane donna con un testo accanto in cui si diceva che questa donna, di nome Ksenija Atanasijevi}, era assunta come docente di filosofia presso la Facolta’ di filosofia di Belgrado; era il primo caso, in assoluto, nella storia delle universita in Jugoslavia che a una donna venisse assegnato un tale incarico. Quello non era l’unico primato della Atanasijevi}; era anche la prima donna ad aver ottenuto il titolo di dottore in scienze, un titolo fino a quel momento riservato solo agli uomini. L’aveva ottenuto dopo aver sostenuto con grande successo una tesi di dottorato intitolata Dottrina bruniana del minimo. Al nome di quella donna e’ legato il periodo piu’ vivo e piu’ fruttuoso riguardo la presenza di Giordano Bruno nella cultura serba. Il suo lavoro e’ un’ analisi molto ampia, soprattutto di quelle tre opere in latino che il Bruno scrisse e pubblico’ a Helm{tat e a Francoforte: De triplici minimo et mensura, De monade e De immenso et de inumerabilibus. A fare quella ricerca l’Atanasijevi} fu spinta dal suo professore, Branislav Petronijevi}, rinomato filosofo serbo; l’aveva mandato a Ginevra, poi a Parigi per seguire i corsi dei piu’ famosi professori europei; dal professor Verner di Ginevra ebbe un esemplare di quel raro libro del Bruno. La sua tesi venne pubblicata prima in serbo, a Belgrado nel 1922, poi in francese, sempre a Belgrado, venne pubblicata una versione ampliata con il titolo cambiato: La doctrine Metaphysique et Geometrique de Bruno; e’ solo del 72 viene pubblicata un’ edizione in inglese, ulteriromente ampliata. Come dice la stessa Atanasijevi}, il suo professore, Branislav Petronijevi}, era direttamente interessato alle sue ricerche bruniane e in seguito se ne era approfittato includendole nei suoi saggi di filosofia matematica.

A giudicare dalle reazioni del pubblico competente, espresse in numerose riviste europee negli anni successivi alla pubblicazione in francese, il lavoro della Atanasijevi} ebbe una grande risonanza; a parte le lodi, tutti sottolineavano il suo grande coraggio con cui aveva affrontato i testi di Bruno fra i meno conosciuti e fra i piu’ difficili, scritti con un linguaggio complicato e alle volte poco comprensibile; pochi, infatti, prima di lei se la sentirono di farlo. Come il risultato piu’ importante ne veniva indicato il collegamento delle idee metafisiche e matematiche contenute negli scritti del Bruno con le tendenze moderne in filosofia e in matematica. Un particolare atto di riconoscimento e’ venuto anche dall’Italia: il saggio bruniano della Atanasijevi} venne incluso nella Bibliografia delle opere di Giordano Bruno di Virgilio Silvestrini, edita a Pisa nel 1926.

Oltre del Bruno, la Atanasijevi} era una grande conoscitrice della filosofia greca, dell’opera di Spinoza, di Pascal e di molti altri; i suoi interessi si estendevano anche fuori dal campo filosofico; scrisse numerosi saggi letterari, e nei suoi tardi anni (mori’ nel 1980) si interessava anche alla psicanalisi. Per Giordano Bruno e per la sua opera sentiva una particolare devozione; anche perche’ appartenevano, in un certo modo, allo stesso tipo di filosofo: non un filosofo creatore di ben strutturati sistemi filosofici, ma un appassionato pensatore nella cui meditazione prendono parte sia la mente che l’anima. Come se avesse assimilato un po’ di quella attitudine tipicamente rinascimentale del Bruno, cioe’ di essere universali, di cercare di superare in creativita’ se stesso e gli altri, di coltivare e conservare la nobilta’ e la dignita’ della propria personalita’ ad ogni costo; tali, o simili, potevano essere i messaggi bruniani accolti dalla Atanasijevi}. Scrivendo la sua tesi e iniziando il lavoro alla Facolta’ di filosofia, essa non poteva immaginare che l’esempio bruniano l’avrebbe aiutato a sopportare gli sfortuni che l’ attendevano.

Tra i suoi numerosi scritti ne troviamo altri due dedicati al Bruno. Il prime e’ del 1927, pubblicato nella rivista belgradese Pensiero, dove in base ai brani biografici riscontrati nelle diverse opere del Bruno, al materiale documentario ed in base alle proprie meditazioni fa una ricostruzione della vita e dell’opera di Giordano Bruno. Per dare un’idea del carattere di quello scritto possiamo citare, per esempio: "che il Nolano non era in grado di separare i filosofemi dalla sua personalita’ e di rivestirli di oggettivita’. Tutti i suoi pensieri si rinfrangevano spontaneamente attraverso l’ anima. Da questo deriva che tutti i filosofemi del Bruno, spaziosi e fecondi, ricevono un fascino vibrante proprio dalla sua personalita’ mirabilmente complessa e difficile da interpretare, che in quell’epoca della cecita’ intellettuale e del caos irradiava la luce aerea e brillante della verita’, come quegli innumerevoli soli di cui il suo spirito visionario aveva popolato l’infinito dell’universo".

Una versione ridotta di quel testo e’ comparsa, piu’ tardi, nel suo volume Pitagora, Epicuro e Giordano Bruno.

Quando, molti anni piu’ tardi, in un’intervista, le avevano chiesto di spiegare il motivo per cui aveva scelto proprio Giordano Bruno come argomento per la sua tesi, rispose: "Non sono stata tanto attirata dalla sua tragedia personale quanto da tutta la sua vita. Era un uomo di straordinaria immaginazione, di un sapere incredibile, buono di cuore, grande di mente ma tanto, tanto malavveduto. Cosi’ io spiego la sua tragedia; credeva che non gli sarebbe successo niente; sebbene fosse stato un uomo di grande perspicacia e di altissimo intelletto, era anche cosi’ irrimediabilmente malavveduto; e mi vengono i brividi solo a pensare come e a quali esseri disumani era caduto tra le mani".

Ksenija Atanasijevi}, autore, come abbiamo visto, di testi che piu’ di tutti gli altri contribuirono alla conoscenza del Bruno nella cultura serba, non ebbe la soddisfazione di poter pienamente realizzare tutte le sue qualita’ d’intelletto e di spirito; gia’ nel 1936, in seguito di una serie di difamazioni e di intrighi, espressione, a sua volta, di una mentalita’ chiusa e primitiva, di stampo maschilista, fu costretta a dimettersi e allontanarsi dall’ambiente universitario; e dopo la seconda guerra mondiale il nuovo regime comunista respinse la sua richiesta leggittima di essere chiamata a riprendere il lavoro.

Il suo carattere dignitoso, il coraggio e l’integrita’ professionale non le hanno permesso di prendere parte, come molti altri hanno fatto, nella nuova filosofia rivoluzionaria al diretto servizio del potere politico.

L’eccezionalita’ del suo carattere ce la fa vedere, per esempio, nel 1933, quando scrive un articolo contro il nazismo hitleriano, a difesa degli Ebrei; o nel 1940 quando tiene una serie di conferenze su Spinoza e altri grandi moni della cultura ebraica; nel 41 l’intera tiratura del quotidiano belgradese Giustizia (Pravda) fu soppressa per aver pubblicato un altro articolo antinazista della Atanasijevi}: nel 42 venne arrestata dal governo tedesco nella Belgrado occupata e trascorse in prigione un periodo di tempo. Nonnostante tutto i decenni che seguirono videro la Atanasijevi} isolata, emmarginata, in solitudine, con la sua filosofia. Siamo certi che in quegli anni anche Giordano Bruno era la sua consolazione e la fonte della sua forza spirituale. Di lui non scrisse piu’ perche’ l’immagine che ne poteva dare non andava d’accordo con la nuova ideologia. Dopo la seconda guerra mondiale ne scrissero altri e in maniera diversa.

III

Siamo cosi’ nel terzo periodo della nostra rassegna. Il prototipo della nuova ottica applicata anche al Bruno potrebbe esser rappresentato dall’opuscolo di un autoree russo, Voroncov Veljaminov, pubblicato in serbo nel 1948 con il titolo Eroi e martiri della scienza; lo stesso libricino usci’ due anni prima a Zagabria, in italiano. Nel capitolo dedicato a Bruno si parla della sua "fervida lotta contro il pensiero impietrito e antiquato del medioevo, contro l’ignoranza spirituale del clero, contro una cieca adorazione della dottrina aristotelica". Un altro stereotipo, tipico di quell’epoca, consisteva nell’uso ridondante delle nozioni storiche e sociali e delle categorie della dottrina marxista senza pero’ realizzare un legame coerente e organico in questo caso con la filosofia del Bruno; i sintagmi come "la maggioranza del popolo soggiogato", "la borghesia mercantile", "le forze di produzione", "la dottrina rivoluzionaria del Bruno" ecc. ne rappresentano un’illustrazione.

Non diversamente, in sostanza, del Bruno scrive anche Du{an Nedeljkovi}, un filosofo serbo, quasi coetaneo della Atanasijevi}, il quale pero’ e’ riuscito ad ottenere una posizione sociale di rilievo nella nuova gerarchia; in un periodo piuttosto lungo ha arbitrato nelle questioni di ortodossia ideologica; ne risenti’, e come, anche la Atanasijevi}.

Per avere un’ idea di come egli abbia impostato il suo discorso sul Bruno, e’ utile fare qualche citazione: "La rivoluzionaria filosofia rinascimentale in generale, e quella del Bruno in particolare, e’ un forte riflesso delle numerose sommosse contadine e delle prime rivoluzioni borghesi"; "i tratti principali del Bruno, combattente rivoluzionario e filosofo pensatore, assaltatore impavido, martire e vincitore"; "il Bruno venne coraggiosamente alle mani con quella parte della dottrina aristotelica dove il grande materialista greco vacillo’ e devio’ in idealismo". I contrasti marcati e forzati tra materialismo e idealismo, rivoluzione e reazione, se non altro riducono sensibilmente lo spazio per una giusta e oggettiva comprensione della ricca filosofia bruniana.

Se il testo di Nedeljkovi} non si rivela come un contributo serio alla conoscenza di Giordano Bruno, il libro pero’ di cui fa parte, in veste di prefazione, rappresenta un grande passo in avanti in quanto si tratta di una prima traduzione integrale di un’ opera bruniana. La traduzione del libro De la causa, principio e uno e’ opera di Vera Bakoti} Miju{kovi}, uno dei migliori traduttori dall’italiano; oltre ad aver fatto un’ottima traduzione, la Bakoti} accompagna il libro di una postfazione ricca e documentata, costruita in base a materiale di prima qualita’, tra cui il famoso libro di Vincenzo Spampanato, Vita di Giordano Bruno con documenti inediti, del 21, o il libro dei Dialoghi a cura di Augusto Guzzo, del 32, o la prefazione di Francesco Flora agli Eroici furori ecc.

Nella rivista Letteratura (Knji`evnost) che usciva a Belgrado, e’ comparso nel 1950 un altro testo sul Bruno, scritto dal filosofo Ante Fjamengo all’occasione dei 350 anni dalla morte di Giordano Bruno. Sebbene ispirato sostanzialmente agli stessi postulati ideologici il testo di Fjamengo presenta una struttura piu’ omogenea dove la parte ideologica compromette molto di meno l’esposizione delle idee principali del Bruno; continuano cioe’ a persistere le parti ideologiche "d’obbligo" e gli accenti di propaganda politica; l’autore pero’ rivela quasi intenzionalmente il loro carattere ideologico e sembra voler screditarli e farne una semplice copertura ideologica. Per illustrare questo procedimento e’ sempre utile citare la fine di un testo del genere dove di solito si incontra un accumularsi di costruzioni vuote ; lo faremo anche in questo caso sperando di non far torto all’autore: "Avendo cio’ in mente, al Bruno – che e’ un grande filosofo rivoluzionario rinascimentale – spetta un posto meritevole nella storia della filosofia. Egli permane a vivere come un pensatore rivoluzionario e come un filosofo, come un combattente per la vittoria delle idee sociali progressive nelle forze progressive della societa’, nei pensieri di tutti quelli che amano la liberta’ la cultura e la verita’".

Per concludere, diremo brevemente che negli ultimi due decenni l’interesse per Giordano Bruno ebbe come risultato altre traduzioni delle sue opere. Alcune delle quali, pur essendo apparse o a Zagabria o a Sarajevo, comunque circolano nelle biblioteche e nelle universita’ di tutta la Serbia. Quelle traduzioni insieme ad altre imprese editoriali importanti, come la traduzione del Candelaio, uscita a Belgrado nel 91, o il libro la cui una parte tratta degli interessamenti del Bruno per le cose occulte, rappresentano un corpo serio che ci permette di concludere che l'opera’di Giordano Bruno fa parte integrante dello strumentario della cultura serba.

Bibliografia:

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2. Vladimir Trojanović, Đordano Bruno, "Javor", Novi Sad, 1889, 39, 609-610.

3. Aleksandar Lj. Mitrović, Đordano Bruno (1600-1900), "Brankovo kolo", Novi Sad, 1900, 6, 215-217.

4. M. V. , Prvo ustupanje naše universitetske katedre ženi, "Ženski pokret", Beograd, 1923, 8, 337-338.

5. Ksenija Atanasijević, Brunovo učenje o najmanjem, Beograd, Vreme, 1922.

6. K. Atanasijević, La Doctrine Metaphysique et Geometrique de Bruno, Beograd, Polet, 1923.

7. K. Anastasijević, The Metaphysical and Geometrical Doctrine of Bruno: as Given in his Work De Triplici Minimo, St. Louis, Warren N. Grin, INC, 1972.

8. K. Atanasijević, Ličnost Đordana Bruna, "Misao", Beograd, 1927, XXIII, 80.

9. Dragoslav Adamović, Razgovori sa savremenicima, Beograd, 1982, 29.

10. Radmila Šijaković, Životni put i filosofsko delo Ksenije Atanasijević, "Filozofske studije", Beograd, 1970, 33-52

11. Voroncov-Veljaminov, Heroji i mučenici, Beograd, Novo pokolenje, 1946, 19.

12. Dušan Nedeljković, Revolucionarni borac i mislilac Đordano Bruno, u: Đordano Bruno, O uzroku principu i jednom, Beograd, 1959, 10.

13. Ante Fjamengo, Đordano Bruno (povodom 350 godišnjice njegovog spaljivanja), "Književnost", Beograd, 1950, 10, 494-500.

14. Đordano Bruno Optimizam slobodnog mišljenja, Zagreb, Napriejd, 1985.

15. Đordano Bruno, Dve filozofske rasprave, Sarajevo, Veselin Masleša, 1979.

16. Đordano Bruno, Svećar (prevod Ivana Klajna), izdanje pozorišta"Atelje 212", Beograd, 1991.

17. Živorad Mihajlović-Slovinski, Njihov onostrani život, Beograd, Kultura, 1981.